Invenzioni - Quando un buon caffè ha il profumo del bucato
Gli italiani, si sa, amano il caffè. Tanto che l' espresso all' italiana è una «specialità» nota in tutto il mondo, come la pizza. Ma per fare un grande caffè, occorre anche la «macchina» adatta. È più o meno quello che deve aver pensato Alfonso Bialetti, all' inizio degli anni '30: lui, titolare di una officina di semilavorati in alluminio e specialista in «fusioni in conchiglia» sapeva che il metallo, leggermente poroso, avrebbe assorbito l'aroma del caffè, esaltandone le caratteristiche. Per il funzionamento, invece, lo spunto venne dalla moglie e dal bucato: a quei tempi era in voga la «lisciveuse», una specie di «lavatrice ante litteram» con un tubo nella parte superiore forata che si usava con la lisciva (un detersivo naturale a basso
impatto ambientale) che, bollendo e riversandosi sulla biancheria, ne permetteva il lavaggio. Basandosi sullo stesso principio per la «Moka», l'acqua in ebollizione, passava attraverso il caffè macinato, assorbendone l' aroma. Detto, fatto. La forma originaria della caffettiera, con la base rientrante, venne presto modificata per renderla più stabile. Tutto il resto rimase invariato. Compresa la semplicità costruttiva: 3 soli pezzi, caldaia, filtro a imbuto e contenitore superiore, facili da produrre, assemblare e pulire. (...)
L'articolo:
http://archiviostorico.corriere.it/2011/febbraio/12/Quando_buon_caffe_profumo_del_co_9_110212046.shtml
Sull'argomento:
http://www.codiceedizioni.it/wp-content/uploads/2012/06/Lastampa_Marchis.pdf
Informazione di base:
http://it.wikipedia.org/wiki/Moka