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Diritti Umani

Bambini in fabbrica - Il lavoro minorile nel mondo

Bambini accovacciati davanti ai telai in Nepal, chini sotto carichi di carbone in Colombia, esposti ai pesticidi nei campi di caffè in Tanzania. Quantificare con precisione il lavoro minorile nel mondo è assai difficile perché il fenomeno tende a rimanere sommerso. Arruolando mini-lavoratori in nero, i datori di lavoro riducono i costi di produzione e aumentano i propri profitti ponendosi anche nel campo dell'illegalità fiscale, altro motivo per non dichiarare alle autorità le loro attività. (...)

L'articolo:
http://www.edt.it/viaggi/mappamondo/articolo.php?a=412

Sull'argomento:
http://www.unimondo.org/Notizie/Lavoro-minorile-sfruttati-150-milioni-di-bambini-nel-mondo-500mila-in-Italia

Dal sito dell'Unicef:
http://www.unicef.it/doc/364/lavoro-minorile.htm

Dal sito dell'INAIL:
http://www.ispesl.it/lavorominorile/

Informazione di base:
http://it.wikipedia.org/wiki/Lavoro_infantile

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Birmania - La profezia di George Orwell

I Paesi ricchi sono tutti uguali, quelli poveri sono poveri in maniera diversa. Se poi oltre a essere poveri, sono anche retti dalla dittatura più longeva e spietata dell’Asia, finisce che diventano un mondo completamente altro. “Questa è la Birmania ed è diversa da qualsiasi terra abbiate visto”, scriveva Kipling. Era vero cento anni fa, è ancora vero oggi.
“La Birmania è un po’ la terra asiatica dell’eccentricità, la zia un po’ toccata dell’Asia”, sostiene il giornalista americano Pico Iyer. Una zia zitella che vive sola e ci si è scordati di andare a trovare. Nonostante il Paese sia stupendo e ricco di attrazioni, di turisti in giro non se ne vedono molti. La Birmania nel 2006 ne accoglieva circa 250mila, meno di mille al giorno, la Thailandia 15 milioni. Oggi – dopo il ciclone Nargis del 2008 e la repressione delle rivolta zafferano nel 2007 – sono ancor meno. La liberazione, a inizio novembre scorso, del premio Nobel Aung San Suu Kyi fa sperare che qualcosa possa cambiare e il Paese conosca una stagione di apertura. Ma secondo gli osservatori politici più attenti, le mosse dei generali manifestano solo l’intenzione di togliersi la divisa e mettersi il doppiopetto. La liberazione del premio Nobel, avvenuta una settimana dopo le elezioni politiche (le prime da 20 anni, libere per modo di dire) allora sarebbe da leggere come un gesto studiato per allentare la pressione internazionale. Un contentino mediatico che soddisfa le anime belle in giro per il mondo, ma non cambia i termini della questione all’interno del Paese. Aung San Suu Kyi fa meno danni in libertà vigilata che confinata nella sua villetta al 54 di University road: sicuri della propria forza, i generali pensano di poterla gestire meglio così. A lasciare il potere e avviare un processo di reale democratizzazione proprio non ci pensano. (...)

L'articolo:
http://www.touringclub.it/quitouring/articolo/1411/Birmania-la-profezia-di-George-Orwell

Sui prigionieri politici in Myanmar:

http://lepersoneeladignita.corriere.it/2011/05/28/su-su-nway-e-i-2000-prigionieri-politici-in-birmania/

L'appello:

http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4886/P/5061?utm_source=Newsletter&utm_medium=Email&utm_campaign=Giugno2011

Passato... presente:

https://www.fabiomanzione.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1704:guerriglieri-viaggio-nel-mondo-della-rivolta&catid=65&Itemid=250

* * *

A proposito di... George Orwell:

https://www.iltascabile.com/linguaggi/aggettivo-orwelliano/

Passato... presente:

https://www.fabiomanzione.it/vecchio/index.php?option=com_content&view=article&id=6303:la-polizia-del-pensiero&catid=31:meditare&Itemid=138

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Eritrea - Fuga dall’orrore

Dopo la Libia, l’Eritrea. Appello al governo italiano: staccate subito la spina alla dittatura di Iseyas Afewerki, a capo del più feroce regime africano. «Se l’Italia continua a sostenerlo, si prepari a subire l’invasione dei profughi, in fuga dalla fame e dal terrore». L’appello è firmato dal “Comitato per la solidarietà con i popoli del nord Africa in rivolta”. Ultimo allarme, i 68 cadaveri di eritrei annegati il 17 aprile sulla rotta di Lampedusa. Con lo scoppio del conflitto in Libia, la situazione è peggiorata: i giovani eritrei cercano scampo in mare, «costretti anche a nascondersi per non essere confusi con le centinaia di mercenari che il regime di Asmara ha effettivamente inviato a sostegno di Gheddafi».
A fuggire dall’Eritrea sono soprattutto i giovani, in cerca di una prospettiva di vita dignitosa e migliore. «Nella maggioranza dei casi – scrivono gli Eritrea tortureattivisti nel loro appello, rivolto ai ministri Maroni e Frattini – queste fughe vengono intercettate dalle forze del regime e i giovani vengono rinchiusi, nei gulag a cielo aperto dove subiscono tutte le forme di tortura immaginabili». In altri casi, quando per fuggire si affidano ai trafficanti, possono cadere vittima di ricatti e sequestri com’è capitato agli 80 eritrei sequestrati dai predoni nel deserto del Sinai, «tenuti ancora a tutt’oggi in catene fino a quando non avranno pagato un riscatto di 8000 dollari ciascuno».
L’Eritrea è un lager a cielo aperto, da cui non c’è scampo: tra fame e terrore, leva obbligatoria e deportazioni di massa. Una dittatura brutale, che da qualche anno si regge sul decisivo sostegno dell’Italia, grazie ad accordi speciali di cooperazione, di cui beneficiano imprese lombarde, emiliane e campane. Spaventoso il bilancio dei diritti umani: Afewerki, ultimo despota “comunista” del continente nero, secondo le Nazioni Unite supera in ferocia persino la Corea del Nord. Da solo, nel 2008 ha incrementato del 10% gli sbarchi di disperati a Lampedusa, con quasi 3.000 richieste di asilo. «Dopo l’accordo con Gheddafi – scrivono Fabrizio Gatti e Claudio Pappaianni su “L’Espresso” – la politica estera italiana punta molto sull’ex colonia: meno di cinque milioni di abitanti e costo della manodopera quasi a zero, grazie ai lavori forzati». A far gola anche i chilometri di spiagge sul Mar Rosso, da cui Iseyas Afewerkiun giorno far concorrenza a Sharm El Sheik con gli hotel del futuro polo turistico di Ghelalo. (...)

L'articolo:
http://www.libreidee.org/2011/04/eritrea-fuga-dallorrore-disperato-appello-allitalia/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+libreidee%2FyDHz+%28LIBRE+-+associazione+di+idee%29

A Briefing on Eritrea’s Missing Political Prisoners:

http://www.hrw.org/reports/2011/09/22/ten-long-years-0

Informazione di base:
http://it.wikipedia.org/wiki/Eritrea
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/er.html
http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/africa/country_profiles/1070813.stm
http://www.er.undp.org/

Diritti umani in Eritrea:
http://thereport.amnesty.org/sites/default/files/AIR2010_AZ_EN.pdf#page=84
http://www.hrw.org/en/world-report-2011/eritrea
http://www.hrw.org/africa/eritrea

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Nigeria - The turbolent north

When Nigeria’s presidential election results started trickling in on April 17th, showing that the incumbent, Goodluck Jonathan, was heading for victory, youths in the country’s north started to burn buildings in protest. The election itself was hailed as an improvement on the rigged and violent polls that have kept the ruling People’s Democratic Party in power for a dozen years. But its outcome has widened old divisions in Africa’s most populous country, home to 150m people and over 250 ethnic groups.
Hundreds are now thought to have died in the post-election violence, though authoritative figures are hard to come by. A local human-rights group says that more than 500 people were killed just in Kaduna, one northern state, in the worst of the violence between April 17th and 19th. Human Rights Watch, a New York-based lobby, said that 311 bodies had been found in one mass grave alone. A heavy military presence and curfews in the worst-hit states, including Kaduna, Kano and Bauchi, have since brought an edgy calm. (...)

The article:
http://www.economist.com/node/18621789

More about:

http://www.hrw.org/en/news/2011/05/28/nigeria-president-should-make-rights-priority

http://www.zenit.org/article-27236?l=italian

Human rights in Nigeria:
http://www.hrw.org/en/africa/nigeria

http://www.hrw.org/en/world-report-2011/nigeria

http://50.amnesty.it/sites/default/files/Nigeria_0.pdf

* * *

Mostra fotografica:

http://50.amnesty.it/eventi/festival-economia?utm_source=Newsletter&utm_medium=Email&utm_campaign=Speciale50anni

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Banca Mondiale - Una mappa per lo sviluppo

Dopo mesi di lavoro, la Banca Mondiale ha messo a punto e condiviso online il 21 aprile una colossale mappa interattiva, che rende conto di 3 mila progetti sparsi in 16 mila città di 79 Paesi poveri del mondo. La mappa è navigabile Paese per Paese, città per città. I progetti sono visualizzati in colori diversi a seconda delle categorie d’intervento: giustizia, agricoltura, sanità, comunicazioni, energia, industria, finanza, commercio, educazione, trasporti, acqua, ambiente. (...)

L'articolo:
http://www.lettera43.it/tecnologia//13906/online-i-3-mila-progetti-della-banca-mondiale-in-79-paesi_breve.htm

Dal sito della Banca Mondiale:
http://maps.worldbank.org/

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Forced Labor Commodity Atlas

The link between commodities and some of the worst forms of labor exploitation in the global economy is coming under increasing scrutiny from stakeholders around the world. Several global campaigns seek to raise public awareness about goods produced under forced labor conditions and modern forms of slavery. Our commodity reports contribute to those efforts.  (...)

The website:
http://www.verite.org/commodities

More about:
http://www.business-humanrights.org/Links/Repository/1005553

http://www.business-humanrights.org/Links/Repository/1005484

* * *

ILO policy dialogue on “Transformative Policies for Decent Work in Least Developed Countries”:

http://www.un-ngls.org/spip.php?page=aldc4&id_article=3374

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