«Sto male. Mi sento soffocare fra queste quattro mura in ogni momento. Ogni minuto che passa mi sembra essere l' ultimo. Mi sveglio tutte le mattine pensando che quello sarà il mio ultimo giorno». È un grido disperato quello che Asia Bibi lancia dalla cella di isolamento del carcere di Sheikpura, nel Punjab pachistano, dove è rinchiusa, condannata a morte per blasfemia, nella prima intervista concessa dall' inizio della sua vicenda. La donna, madre di 5 figli, è stata arrestata nel 2009 e condannata nel 2010: la sua colpa, secondo le vicine di casa, sarebbe quella di aver insultato Maomettoe di essersi rifiutata di convertirsi all' Islam. Il caso si è trasformato in una questione internazionale quando la proposta di modificare la legge sulla blasfemia sull' onda della sua vicenda, ha generato un' ondata di violenze in Pakistan: una rabbia culminata negli assassinii, a gennaio e marzo, del governatore del Punjab Salmaar Tasmeer e del ministro delle Minoranze religiose Shahbaz Bhatti, che si erano battuti per la modifica. Dopo queste morti, il cerchio intorno ad Asia Bibi si è stretto ulteriormente. Oggi vive in isolamento: non può uscire dalla cella neanche per prendere aria, perché c' è il timore che venga assassinata. Familiari e legali sono minacciati. È malata, e chi la conosce è preoccupato per la sua salute, fisica e mentale. Questa preoccupazione è uno dei motivi che spiega la scelta di rompere il silenzio, parlando per la prima volta con un giornale. (...)
Gli ultimi giorni dell' inverno graziano con una piacevole brezza la solitamente torrida e polverosa capitale birmana. Ma dentro i grandi magazzini che sorgono come funghi, la folla cerca ulteriore refrigerio nell' aria condizionata, girando tra asettici scaffali di merci destinatea ben pochi di loro. A Shwegondaing, lontano dalla nuova Rangoon del commercio, la sede della Lega nazionale per la democrazia del Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi sembra un pezzo di passato remoto, con le sue mura mai riverniciate, le scale coi tappetini consunti, i soliti anziani attivisti e leader passati da mille prigioni abbigliati come gran parte del popolo, in semplici gonne longy e camicie bianche senza collo. C' è chiasso e folla quando Daw Suu, The Lady, è presente in sede, altrimenti sembra un desolante deposito dei Mercati generali. La leader dell' Nld, da quattro mesi liberata dagli arresti domiciliari, ci riceve in un salottino lindo con un divano, una poltrona e una scrivania. Ha appena finito un meeting, e presto ce ne sarà un altro. Le chiediamo subito se nonostante la libertà di movimento si consideri ancora, come disse, «prigioniera» nel suo stesso Paese. (...)
Per la prima volta siamo entrati negli istituti penali per minori. Il nostro Osservatorio sulle condizioni di detenzione in Italia, attivo dal 1998, aveva avuto fin dall’inizio le autorizzazioni ministeriali per visitare gli istituti penitenziari per adulti,
Sembrerebbe un controsenso ma le rivolte che stanno incendiando diversi Paesi del Medioriente e l'embargo sulla Libia stanno rimettendo in discussione fior di appalti e commesse del comparto bellico.
La speciale relazione dei popoli indigeni con i loro terrritori e i loro beni naturali, come sostentamento della loro cultura, identità e forma di vita, così come fonte di tutti i loro diritti, è l’asse del documento elaborato dalla Commissione Interamericana dei Diritti Umani dell’Organizzazione degli Stati Americani
Today the United Nations released a much-anticipated set of Guiding Principles for Business and Human Rights…The Guiding Principles seek to provide for the first time an authoritative global standard for preventing and addressing the risk of adverse human rights impacts linked to business activity. The UN Human Rights Council will consider formal endorsement of the text at its June 2011 session. The Guiding Principles are the product of six years of research and extensive consultations, led by the Secretary-General’s Special Representative for Business and Human Rights, Harvard Professor John Ruggie . (…)