"Raccontami una storia" - Mi racconto, mi trasformo
(...) Alla categoria antropologica prima ancora che teologica della narrazione Luciano Manicardi, vicepriore della nota comunità di Bose (Biella), ha dedicato un breve saggio, aperto da uno degli straordinari racconti di Cechov, Malinconia, che ha per protagonista il vetturino Iona Potapov «così povero e solo da dover chiedere al primo che incontrava la carità di ascoltarlo», una carità che gli è negata, così che la sua storia si rannicchia, si raggrinzisce e si pietrifica nel suo corpo quasi come un morbo insanabile. Infatti, raccontare è esprimere, rappresentare, interpellare, e questi sono atti capitali del comunicare e sono una necessità insopprimibile della persona umana che non è una monade sigillata. Non per nulla il racconto cechoviano reca come sottotitolo l'amaro interrogativo: «A chi dirò la mia tristezza?».
È per questo che il narrare è l'atto in cui si esalta la magia della parola, la sua capacità non solo informativa, ma performativa, cioè la sua efficacia trasformatrice e liberatrice. Aveva ragione, perciò, Iona: senza la comunicazione all'altro, il suo dolore si incancrenisce. Se si infrange la fiducia che ti fa versare nell'altra persona il tuo segreto, l'isolamento è in agguato, l'autismo spirituale ti rinchiude in una cella: «Quando la lingua si corrompe, la gente perde fiducia in quel che sente e questo genera violenza», scriveva un maestro della parola autentica, il poeta Auden.
Il racconto è, dunque, un atto di fiducia e l'ascolto partecipe un atto d'amore. È un "cammino verso il senso" che scopri dipanando sia le fila della tua storia sia creando una vicenda esemplare pur se fittizia. (...)
L'articolo:
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201301/130120ravasi.pdf
Il libro:
http://www.libreriadelsanto.it/libri/9788825029581/raccontami-una-storia.html
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